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Calcio giovanile | 24 luglio 2019, 18:08

MOLASSANA Parla Riccardo Somaglia, il nuovo responsabile della Scuola Calcio

Già allenatore della leva 2009, ha accettato con entusiasmo il nuovo incarico

Somaglia coi bimbi del 2009

Somaglia coi bimbi del 2009

Riccardo Somaglia è il nuovo responsabile della Scuola Calcio del Molassana.

Riccardo, da quanti anni sei al Molassana ?

Un anno. Ho fatto solo una stagione, ma fin da subito ho respirato un’aria familiare, tipica di una società dilettantistica, instaurando con tutti un rapporto amichevole, nel rispetto reciproco dei ruoli. Tutto ciò ha consentito di sentirmi come a casa, come se ci fossi da una vita.

Da quest'anno sei responsabile della Scuola Calcio, come ti prepari a questo ruolo ?

Studiando, in continua formazione. La scienza è andata avanti. Sono state fatte alcune grandi scoperte. Mi riferisco ai neuroni specchio e si lavora per creare il calciatore pensante. A tal proposito anche le metodologie d’allenamento sono cambiate. Ogni età ha la sua fase evolutiva e necessita di un'accurata metodologia, i carichi di lavoro non possono essere uguali per tutti. Prediligo a tutti i livelli un metodo integrato, globale  esercitazioni con situazioni che più si avvicinano alle situazioni che si presentano in partita, è il ragazzo che trova la soluzione ai problemi e non su indicazione dell’ istruttore. Sempre con la palla. Sempre prediligendo il gioco. Un cenno va fatto alla psicocinetica e alla psicomotricità, senza dimenticare l'insegnamento dei 7 gesti tecnici di fondamentale importanza, insieme a tutta la nomenclatura da ridurre ad una decina di parole. 

La collaborazione da parte di un istruttore ISEF soprattutto per le leve di entrata e successivamente per tutte le leve della scuola calcio è un elemento di novità fortemente voluto. Curerà gli schemi motori di base e le capacità coordinative in ogni leva.

La metodologia deve essere in linea di massima in una pianificazione nel medio periodo una linea comune, in costante e continuo confronto dentro e fuori la società.

Quali sono gli obiettivi per questa stagione ?

Ho accettato questo ruolo per la fiducia che mi è stata data dalla società, per la conoscenza degli istruttori della scuola calcio con cui lavorerò  e per la possibilità e la volontà di riportare il calcio dei giovani, ossia il calcio vero dove merita di stare sottraendolo a interferenze esterne.

Abbiamo svolto nel mese di giugno le riunioni di leva con i genitori, dove sono stati presentati gli istruttori oltre alle conferme e dove da subito è stata indicata quale sia la via da percorrere insieme.

Il primo obiettivo è la centralità del ragazzo/bambino in un trinomio importante per la sua crescita sociale e calcistica vale a dire Scuola-Famiglia-Calcio. Un progetto formativo che oltre alla stagione sportiva possa offrire anche altre opportunità come il Camp Estivo. A settembre, per esempio oltre a giocare a pallone faremo in modo che completino i compiti per le vacanze.

La società è cambiata e così anche l’ attività sportiva.

Obiettivo difficile da raggiungere sarà invece cercare di eliminare le chiacchiere da bar, egoismi, invidie perché al mondo dei nostri bambini non appartengono.

Ogni decisione sarà presa in funzione del ragazzo-bambino. Loro devono divertirsi, sempre. Interverrò quando questo non avviene. I genitori non devono interferire dal punto di vista tecnico sulle scelte degli istruttori come agli istruttori devono avere cura della crescita dei ragazzi tutti, nessuno escluso.  Inoltre non mi affascina parlare di ruoli in queste fasce di età pur essendo consapevole del fatto che esistono caratteristiche per ognuno di noi. La nostra Scuola Portieri composta dal nostro Responsabile e da tutti i tecnici qualificati è l’ eccezione che conferma a mio modesto parere la regola. 

Lavorerò poi dal punto di vista educativo sul rispetto. Ad iniziare dal magazziniere per finire alle più alte cariche societarie, lavoro reso più semplice dall'importante tessuto dirigenziale presente in Società. Poi il rispetto del materiale, dal pallone per l'allenamento alle strutture della società, rispetto per l'avversario come per il compagno di squadra.

Preparare i ragazzi all’esordio nel calcio dei grandi, creare le basi per un buon settore giovanile, dove oltre alle doti tecniche sia esaltato il senso di appartenenza.

Parlaci della realtà Molassana:

Due sono gli aspetti che ci tengo a sottolineare : da una parte la struttura con la presenza di 3 campi di cui quello a 11 di prossimo rinnovamento, conosciuta da tutto il mondo del calcio dilettantistico e dall'altra più di un secolo di storia per questa società. 

Sono aspetti importanti da non sottovalutare in fase di scelta. Ti tolgono ogni dubbio.

Per avere cent'anni di storia , poi ci devono essere le persone, gli uomini. Uomini che hanno visto crescere centinaia e centinaia di ragazzi.

Vivere la struttura dalla mattina alla sera non è roba da poco, una costante manutenzione, sempre qualcosa da fare. Un plauso al magazziniere, al barista, cuoche, ai segretari e a tutti i dirigenti. A tutti i nostri volontari. Il torneo Caravella, uno dei più importanti tornei internazionali, rimane l’esempio più importante.

Ottimi risultati poi dalla prima squadra, al settore giovanile e per la nostra scuola calcio. Tutti risultati positivi che oltre a essere costruiti sul campo verde vengono costruiti al di fuori di esso . Anche la migliore nutrizionista vorrebbe partecipare alle nostre cene, pizzate o feste di compleanno.

Insomma un ambiente sano e sicuro dove i nostri ragazzi possano crescere con i propri compagni di squadra.

Seguirai anche i 2009?

Si perchè  è grazie al grande lavoro fatto insieme ai bimbi, alle dirigenti di leva e a Maurizio  che ho avuto la possibilità di farmi apprezzare da tutto l’ ambiente.  Devo finire il biennio con gli obiettivi che mi sono prefissato. Mi ritengo soddisfatto. I bimbi sono cresciuti tutti e sono cresciuti attraverso un costante impegno metodologico come ho detto rivolto al gioco. In più di novanta partite durante le quali ho potuto constatare il lavoro fatto insegnando soprattutto quello che la sconfitta può insegnare e sempre con rinforzo positivo. Si sono divertiti sempre, a prescindere dal risultato. 

Raccontaci di te e da quanti anni sei nel mondo del calcio

Da più di quarant’ anni. Cresciuto nella CULMV dove ho fatto il NAGC (nuclei addestramento giovani calciatori) e poi nell’ Olimpic  per tutto il settore giovanile, qualche prima squadra ma non ho mai raggiunto l’olimpo del calcio dilettantistico perché ho sempre preferito il divertimento. Divertirmi con gli amici. Avevo abbandonato questo mondo per qualche anno per  le ingiustizie e gli sprechi che venivano fatti. Non che ora sia cambiato, ma  adesso con qualche anno in più e sotto un'altra veste vorrei trasferire la mia passione, far capire ai ragazzi la fortuna che hanno nel poter giocare a pallone insieme e soprattutto per combattere un numero sempre maggiore di squali che non fanno altro che rovinare il dilettantismo copiando dal professionismo. Spegniamo le televisioni, non andiamo più allo stadio e andiamo a vedere  una partita di pulcini. Uno spettacolo assicurato e mal che vada potremo avere la possibilità di assistere ad un bambino che insegna qualcosa ad un adulto. Da loro c’è sempre da imparare, quotidianamente.

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