/ Promozione
Lavoro in Italia

Cerca sul sito

Vai all'archivio ›

Promozione | 10 marzo 2020, 16:24

EMERGENZA #CORONAVIRUS Stefano Paolini: "E io che non volevo andare a Levanto, mi davano del matto..."

Il mister del Magra Azzurri: "Giusto fermare tutto, e riprendere a settembre"

EMERGENZA #CORONAVIRUS Stefano Paolini: "E io che non volevo andare a Levanto, mi davano del matto..."

Anche Stefano Paolini, allenatore del Magra Azzurri, interviene sull'argomento del momento:

"Mia moglie ha problemi di salute, e ha un negozio di alimentari, io faccio l'autista degli autobus, sarebbe un grandissimo problema se fossimo contagiati, continuiamo a lavorare e vivere con le giuste precauzioni... 

Il calcio deve fermarsi, anzi si doveva fermare prima, io non volevo neanche andare a Levanto appena è sorto il problema e mi hanno dato del matto... Giusto fermare tutto, in primis la scuola... Non so neanche se per noi dilettanti abbia senso ricominciare, chiaro chi sta vincendo il campionato vuol giocare per essere promosso, ma come si fa riprendere dopo due mesi fermi? Io fermerei tutto e si ricomincia dall'anno prossimo. O magari fra 15 giorni miracolosamente scomparirà il virus e allora ne riparliamo. Ma non credo sinceramente, la situazione non è bella. Oggi sulla mia corsa Casano-Portovenere avevo solo 10 persone... Un grande abbraccio virtuale a tutti"

=================

Vi lascio con una bellissima riflessione dello psicologo Raffaele Morelli:

“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.

Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare...

In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l'economia collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole. L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira...


In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.


In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all'altro, arriva lo stop.

Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con  un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.

Sappiamo ancora cosa farcene? 


In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.


In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.

Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?


In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.


Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.

Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. 

Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo."

 


Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore