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Eccellenza | 13 maggio 2019, 15:03

Sammargheritese, il presidente Lenzo: "Possiamo ancora salvarci ma..."

Il patron orange ha già parlato con Camisa: "iIn settimana non serve fare dei sermoni o ripetere ai ragazzi l’importanza della sfida di ritorno. Meglio che liberino un po’ la testa".

Sammargheritese, il presidente Lenzo: "Possiamo ancora salvarci ma..."

Presidente Lenzo, ieri una brutta botta ad Albenga, cosa non è andato?

L’Albenga ha meritato la vittoria e, per  dirla tutta, il risultato potrebbe anche andarle stretto. La nostra è stata una prestazione davvero negativa, la peggiore di tutto l’anno, sia a livello di singoli, sia come gioco e unità di squadra".

C'è stata qualche recriminazione per l'arbitraggio...

Non intendo neppure attaccarmi al gol annullato o a un rigore che poteva esserci fischiato a favore per un fallo di mani in area, perché firmerei per avere un arbitraggio così anche nella partita di ritorno. Dei nostri, invece, possiamo salvare solo le prestazioni di Mattia Raffo, che in porta ha limitato i danni, e di Saverio Castellucchio, un duemila, l’unico ad aver approcciato la partita con la giusta mentalità. E’ tutto dire.

Forse la squadra non ha dato tutto quello che era nelle sue possibilità?

Sia chiaro, i nostri sono ragazzi seri e con la testa sulle spalle e tutti tengono a dare il massimo per la maglia. Rispecchiano le scelte fatte dalla Sammargheritese in questi anni, senza teste calde o prime donne. Sul loro impegno non nutro dubbi e a livello umano avranno sempre la stima mia e di tutta la dirigenza. Il problema sta proprio nella tenuta mentale: abbiamo dei seri problemi a trasformare la tensione nervosa in energia positiva sul campo. Si è visto chiaramente che i ragazzi, soprattutto i più esperti, portavano nelle gambe il peso delle responsabilità e dell’importanza della gara.

C'è lo spauracchio della retrocessione?

Voglio dire una cosa banale ma che ritengo necessaria: perdere e retrocedere ci può stare,  fa parte del gioco e va accettato. L’importante è giocare al meglio delle proprie possibilità, sfruttando tutte le armi a disposizione. Se gli altri saranno migliori, allora tanto di cappello. Ma scendere in campo senza giocare la propria partita, perché completamente consumati a livello nervoso, sarebbe frustrante e lascerebbe davvero l’amaro in bocca. Sarebbe anche ingiusto per una squadra che nel corso del campionato ha dimostrato di saper giocare al calcio, di tenere testa a squadre come la Rivarolese o battere formazioni come la Cairese o il Vado campione d’Eccellenza.

Come affronterete questa lunghissima settimana?

Vale la pena ripetercelo: siamo più forti dell’Albenga e possiamo ancora salvarci. Ho già parlato con Camisa e lo staff tecnico: in settimana non serve fare dei sermoni o ripetere ai ragazzi l’importanza della sfida di ritorno. Meglio che liberino un po’ la testa. Aggiungo che non servono neppure i leoni o i condottieri da spogliatoio. I miei nonni hanno fatto la guerra, uno nell’ex Jugoslavia e l’altro in Africa. Quindi i paroloni sul coraggio li lascerei per argomenti un po’ più seri. Questo è sport. Chi ha ancora  qualcosa da dire, lo faccia sul campo, non fuori e soprattutto non dopo. Qui bastano novanta minuti per cambiare le proprie sorti. 

Che messaggio vorrebbe girare ai suoi giocatori?

Dico ai ragazzi: niente musi lunghi e isterismi, ricordatevi che giocare al  calcio  è per voi la cosa più bella e divertente da quando siete nati. Quindi cercate di tirare fuori la vostra partita perfetta e andrà tutto bene. Come dirigenza cercheremo di aiutarli al meglio, tentando di smuovere un po’ l’ambiente, perché è indubbio che sarebbe importante avere la giusta cornice sugli spalti.

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